Aprire un conto in Svizzera come fare

Aprire un conto in Svizzera come fare

 

Per aprire un conto corrente in Svizzera, sono necessari gli stessi adempimenti e le stesse formalità che servono negli altri Stati, Italia compresa: occorre portare i propri documenti d’identità validi, fornire informazioni veritiere sulla propria occupazione e situazione finanziaria e, ovviamente, sottoscrivere un contratto di adesione ai servizi di conto corrente, solitamente con un intermediario finanziario o con un’azienda che possieda le autorizzazioni necessarie per svolgere quest’attività.

Ciò con alcune precisazioni. Negli ultimi anni, per importi rilevanti, l’apertura di conti correnti tramite versamenti di denaro contante non è permessa in Svizzera. Questo per soddisfare le direttive dei vari organismi internazionali che si occupano di lotta al riciclaggio di denaro, volte ad arginare l’utilizzo del contante nelle transazioni finanziarie e commerciali, a causa della sua minore tracciabilità.

Inoltre, preliminarmente all’apertura di qualsiasi rapporto con un’istituzione finanziaria, è obbligatorio spiegare in modo credibile la provenienza del denaro che verrà versato in banca, altrimenti non sarà possibile aprire il conto. Lo stesso rifiuto si ottiene qualora le verifiche sulla situazione giudiziaria o professionale del soggetto non siano compatibili con le disponibilità monetarie da versare. Per comprendere quanto questi aspetti siano adesso enfatizzati in Svizzera, basti pensare che determinate categorie di potenziali clienti, come ad esempio i personaggi politici di altre nazioni, sono spesso rifiutati in quanto il solo rischio di incappare in situazioni che possano danneggiare la reputazione della banca elvetica è sufficiente a bloccare l’apertura del rapporto.

Aprire un conto per non residenti in Svizzera vantaggi

Escludendo chi la frequenta abitualmente per turismo e per lavoro, i motivi che spingono una persona non residente ad aprire in Svizzera un rapporto di conto corrente o di consulenza sugli investimenti possono essere molteplici.

Per gli italiani, anzitutto, la vicinanza geografica è sempre stata uno dei fattori primari: dal Nord Italia, con poche ore, di auto si può arrivare nelle principali città elvetiche.

Le ragioni principali però, che valgono da decenni per moltissimi soggetti provenienti da tutto il mondo, risiedono nella grande stabilità politico istituzionale del Paese elvetico e nella sua solidità finanziaria che, specialmente in momenti di forti turbolenze e crisi economico-finanziarie degli altri Paesi, sembra garantire ai non svizzeri un’importante serenità psicologica riguardo ai propri sudati risparmi.

In Italia, il dibattito sulla fondatezza concreta di queste ragioni è tuttora acceso e risale ormai agli anni ’70 e ’80, quando le forti svalutazioni ed incertezze sulla tenuta dell’economia italiana non facevano dormire sonni tranquilli ai nostri connazionali che, complice una certa opacità del sistema finanziario elvetico, portavano al trasferimento di ingenti somme di denaro oltre confine. La solidità elvetica ha infatti sempre attratto capitali europei e non alla ricerca di porti sicuri già ai tempi della seconda guerra mondiale, ed è anzi in quel periodo storico che si consolidarono le fortune delle banche svizzere.

Senza entrare nel dibattito sulla fondatezza di queste ragioni, alcune indicazioni di massima si possono trarre.

Per cercare di tutelarsi da una crisi sistemica del proprio Paese d’origine (timore ricorrente ad esempio in Italia), il trasferimento di parte dei propri risparmi in Svizzera può avere senso. Qualora l’Italia dovesse ad esempio uscire in qualche modo dall’Unione Monetaria Europea o un altro Paese dovesse versare in una grave crisi economico-finanziaria, mettendo così in discussione la solidità del proprio sistema bancario, la tradizionale stabilità elvetica rispetto alle istituzioni, alla valuta e alle banche costituirebbe un rifugio innegabilmente sicuro.

Si parla inoltre molto spesso della possibilità di evitare un’eventuale tassa patrimoniale, aprendo un conto corrente in Svizzera.

Sulla possibilità di evitare tasse ed imposte spostando i propri averi da un Paese all’altro va detto invece che molto probabilmente questa mossa è del tutto inutile.

In passato, capitava che capitali esteri venissero nascosti nel paese elvetico perché il segreto bancario consentiva di garantire una ferrea riservatezza verso gli altri Paesi ma adesso, con l’adesione della Svizzera alla maggior parte delle convenzioni internazionali volte a promuovere lo scambio di informazioni bancarie tra una nazione e l’altra e con lo sviluppo di tecnologie informatiche che consentono di incrociare moli enormi di dati finanziari, questa riservatezza è venuta meno.

In particolare, per l’Italia, la normativa fiscale impone di inserire con un elevato grado di dettaglio nella dichiarazione dei redditi tutti i movimenti in uscita dall’Italia di denaro e tutte le attività finanziarie per controvalori rilevanti. Non solo vanno dichiarati i conti correnti all’estero con consistenza media nell’anno superiore a 5000 euro ma vanno anche segnalate le movimentazioni che li hanno originati; anche il trasporto fisico di denaro contante per importi superiori a 10000 euro deve essere segnalato in dogana con apposita dichiarazione. Non essendo quindi possibile detenere consistenze patrimoniali nascoste in Svizzera o ovunque all’estero, dato che gli accordi internazionali impongono lo scambio di dati bancari con la maggior parte delle anagrafi finanziarie e tributarie nazionali, non resta che dichiarare le movimentazioni alle autorità fiscali che possono tassarli, come capita in Italia con l’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie Estere).

Per completezza, va sottolineato che, secondo alcuni intermediari finanziari, la possibilità da parte dell’Italia di tassare unilateralmente le somme di denaro detenute in uno Stato sovrano estero come la Svizzera non è così automatica, soprattutto per quanto riguarda le modalità di prelievo dell’imposta: all’estero, sul conto oggetto di tassazione è difficile ipotizzare che l’Italia possa esercitare il prelievo; in Italia, potrebbe invece imporre il versamento di un importo calcolato secondo legge ma le consistenze da cui prelevare non sarebbero però facilmente individuabili.

Ovviamente, come in tutte le decisioni che impattano aspetti delicati della vita, i vantaggi e gli svantaggi di ogni alternativa vanno valutati sempre in termini di analisi costi/benefici. Da una parte, la tranquillità psicologica riguardo ai propri risparmi è fondamentale, ma dall’altra i costi in termini di tempo speso per gli spostamenti fisici, di impegno mentale per monitorare i diversi conti bancari e, soprattutto, gli onerosi adempimenti fiscali fanno sì che valga la pena di intraprendere questa strada solo in presenza di importi e patrimoni di una certa rilevanza.

 

Aprire un conto in Svizzera online

Le tecnologie digitali e l’utilizzo di Internet sono aspetti molto sfruttati dai principali intermediari elvetici per fornire un’offerta di servizi finanziari customer friendly per l’utente finale e, quindi, l’accessibilità online dei conti correnti e degli investimenti è comunemente fornita anche per i clienti non residenti.

L’apertura di rapporti finanziari esclusivamente tramite canali telematici, senza recarsi di persona in loco a incontrare il personale della banca, non è però possibile. Ciò probabilmente accade per consentire alla banca di effettuare con maggiore sicurezza le verifiche sull’identità dei clienti e sulla provenienza del denaro. Dopo l’apertura del conto corrente, invece, la disposizione online di operazioni di bonifico in entrata e di pagamento in uscita dal conto aperto è agevole. Disponendo quindi del proprio codice IBAN del conto corrente svizzero, si può facilmente e velocemente trasferire dall’Italia il proprio denaro oltralpe: di norma servono dai 2 ai 5 giorni lavorativi. Ovviamente, restano gli obblighi di dichiarazione alle autorità fiscali delle operazioni di trasferimento, se eccedono le soglie minime.

 

Aprire un conto postale in svizzera

Le Poste svizzere sono un ente fra i più tradizionali e antichi della repubblica elvetica e, poiché custodiscono una fetta importante del risparmio privato, hanno sviluppato un’offerta completa di servizi finanziari. I costi e le soglie minime richieste per aprire un rapporto sono convenienti e un po’ più abbordabili rispetto a quelli delle tradizionali banche svizzere specializzate nel Private Banking, orientate a fasce di clientela con disponibilità molto elevate.

I costi per la tenuta di un conto corrente postale in Svizzera sono inferiori al centinaio di euro annuale per un conto denominato in Euro, simile in tutto e per tutto a quelli che un risparmiatore italiano o europeo può avere nel proprio paese di residenza. Per il conto denominato in franchi svizzeri, che consente una diversificazione oltre che geografico-nazionale, anche valutaria, è possibile associare anche il servizio online con cui disporre versamenti e prelievi (anche da Bancomat) tramite il Web da e per l’Estero e per operazioni dispositive su eventuali strumenti finanziari di investimento. In un futuro prossimo, questa possibilità dovrebbe essere estesa anche al conto in Euro.

Occorre prestare attenzione al fatto che gli interessi percepiti sugli importi depositati sono nulli o negativi, ossia si paga per dare alla banca i propri soldi. Questo perché i tassi d’interesse in Svizzera sono sotto lo zero ma questo è il prezzo per la sicurezza scudo-crociata…

 

Aprire un conto in Svizzera costi

I costi di tenuta dei conti correnti in Svizzera sono più elevati rispetto a quelli italiani, anche se va evidenziato che, rispetto ad alcuni anni, fa la trasparenza e la convenienza dei livelli di costo sono molto migliorati.

In verità, i costi della semplice tenuta di un conto corrente svizzero con alcuni servizi basilari associati sono inferiori ai 100 euro annuali, un livello simile a quello italiano, ma la loro incidenza aumenta con l’aggiunta di servizi accessori come:

  • le operazioni di conversione da una valuta all’altra;
  • la compravendita di strumenti finanziari;
  • la sottoscrizione di servizi di consulenza sugli investimenti.

In questi casi, premesso che il livello dei servizi offerti è generalmente elevato, i costi salgono in base a livelli percentuali del controvalore interessato dalle operazioni o dai servizi in questione. Si può andare da una frazione percentuale compresa di solito fra 0,1 e 0,3 per cento sul controvalore di compravendita, fino a una vera e propria commissione di consulenza applicata in percentuale su tutto il patrimonio affidato, di solito inferiore ad 1 per cento e decrescente al crescere del capitale totale.