Banche a rischio in Italia nel 2018

banche a rischio in Italia

 

 

Banche a rischio in Italia nel 2018

– Dopo i salvataggi copiosamente descritti dai mass media del Monte dei Paschi di Siena, della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, potrebbe sembrare che non ci siano più situazioni critiche che mettono a repentaglio gli interessi dei risparmiatori in Italia. In realtà, come si riscontra dalle numerose analisi sui bilanci e sulla solidità del settore bancario, esistono ancora molte banche a rischio di fallimento a causa di seri problemi di solidità.

 

 

Banche a rischio secondo Altroconsumo Finanza (analisi giugno 2017)

Ad esempio, leggendo la dettagliata analisi preparata a giugno 2017 dalla rivista Altroconsumo Finanza, su un campione di 329 realtà bancarie considerate, si contavano ben quattro banche a rischio di fallimento in quanto non rispettavano i requisiti minimi di solidità imposti dalle autorità regolamentari:

– Banca Nuova (nel frattempo acquisita dal Gruppo Intesa Sanpaolo)

– Cassa di Risparmio di Loreto (poi acquisita dal Gruppo UBI Banca)

– Cassa Rurale degli Altipiani

– Mediocredito del Friuli.

E altre quattro, pur rispettando i suddetti requisiti, erano vicine in modo preoccupante ai livelli minimi prudenziali:

– Banca Apulia

– Gruppo Cassa di San Miniato/Cassa di San Miniato S.p.a.

– Cassa di Risparmio di Bra

– ICCREA Banca Impresa.

Si consideri che, rispetto al campione a suo tempo preso in considerazione, alle otto banche in questione andavano aggiunte anche quelle (circa una decina) le cui valutazioni erano sospese proprio perché soggette ad operazioni di ristrutturazione e ricapitalizzazione per riportarne la solidità a livelli sostenibili. Alla fine il numero di soggetti bancari la cui solidità destava preoccupazione era piuttosto rilevante!!

Queste conclusioni sono molto simili a quelle della maggior parte delle analisi qualificate. L’analisi pubblicata a marzo 2017 da Mediobanca, fonte autorevole di matrice bancaria, evidenziava ad esempio un quadro d’insieme molto simile.

In sintesi si può dire che nel 2017 in Italia le banche a rischio per insufficiente patrimonializzazione sono ancora diverse! Con questo non si vuol dire che falliranno tutte. Come capitato alle otto banche sopra elencate, molte verranno comprate e salvate da banche più forti mentre altre gradualmente riusciranno a riacquistare solidità. Ma alcune potrebbero seriamente fallire, come successe alla fine del 2015 a Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa di Risparmio di Ferrara. Piccole banche la cui piccola rilevanza dimensionale non fu sufficiente a evitarne la chiusura e i connessi danni patrimoniali procurati ai loro sfortunati clienti.

 

Banche a rischio di Bail In

Paradossalmente, a creare ulteriore incertezza per i risparmiatori hanno contribuito anche i provvedimenti del cosiddetto “Bail In” che, nato proprio per fronteggiare i sempre più frequenti e dispendiosi salvataggi di istituti di credito ad opera dello Stato, ha finito per amplificare – soprattutto nella psicologia di chi non ha una preparazione specialistica di settore – il panico relativo alle banche a rischio anziché limitarlo.

Il Bail In è infatti una procedura di chiusura “ordinata” di una banca che versa in condizioni insostenibili perché non sufficientemente solida. E’ ordinata perché disciplina a chi e in che misura sono imputabili le perdite incorse dalla banca quando viene chiusa perché traballante. Si chiama Bail IN perché le perdite vengono imputate ai portatori di interessi interni della banca (azionisti, obbligazionisti e in ultima ratio ai correntisti clienti) rispetto a quando venivano ripianate dall’esterno dallo Stato (Bail OUT). Le norme del Bail In fanno sì che i clienti del soggetto fallito – i correntisti con la propria liquidità – siano gli ultimi soggetti, dopo azionisti e obbligazionisti, ad essere impattati coi propri soldi, e solo per importi superiori a 100.000 euro (per intestatario).

 

Banche a rischio di Bail In o di fallimento: come evitare di subire dei danni ai propri risparmi

Di fronte a questa realtà non solo troppo complessa per i non addetti ai lavori ma anche in rapida evoluzione, cosa si può fare per non rischiare di subire dei danni ai propri risparmi in banca?

Di seguito due semplici accorgimenti da seguire per non venire danneggiati. Il primo è di natura tecnica e nasce dal fatto che, fino a 100.000 euro di liquidità detenuta da un correntista in una Banca a rischio di Bail In o di fallimento, la possibilità di perdite per un eventuale Bail In è zero perché il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi copre per legge ogni perdita. Nel caso di investimenti invece, anche per importi superiori a 100.000 euro, i denari investiti in strumenti finanziari emessi da un Soggetto Terzo rispetto alla Banca non sono impattati da un eventuale Bail In o fallimento della Banca dato che essa agisce solo come soggetto che custodisce gli investimenti (mantenuti per legge in un regime patrimoniale separato in modo inviolabile). In sintesi: fino a 100.000 euro la liquidità di ciascun correntista è protetta dallo Stato mentre gli investimenti per qualsiasi importo, se non sono azioni o obbligazioni emesse dalla Banca, non vengono impattati.

Il secondo accorgimento si basa sull’evidenza degli ultimi 15-20 anni di storia, piuttosto travagliata, delle banche. Dal fallimento nel 2008 di Lehman Brothers in avanti è emerso che le realtà bancarie grandi e importanti, che svolgono un’attività non speculativa ma di semplice raccolta del risparmio ed erogazione del credito, vista la loro “rilevanza sociale” non sono mai state lasciate crollare. Quindi nella scelta dell’intermediario dove custodire i propri risparmi anche le dimensioni della banca sono molto importanti.