Brexit rimandata al 2021

Brexit secondo atto

Brexit: scenario

Brexit” è il termine coniato per indicare il divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea: in seguito a un referendum indetto il 23 giugno 2016, l’Inghilterra, la Scozia, il Galles e l’Irlanda del  Nord hanno deciso di uscire dall’Unione Europea.

È stato pertanto stabilito che il Regno Unito attivasse, in base all’articolo 50 del Trattato di Lisbona, la procedura specifica di notifica al Consiglio Europeo del recesso dall’Unione Europea e, previa approvazione del Parlamento Europeo, l’uscita dopo due anni dalla notifica.

Tale processo è stato innescato dal primo ministro inglese Theresa May il 29 marzo 2017, da cui sarebbero dovuti decorrere due anni per concordare i termini del recesso: intorno alla fine della primavera del 2019, ci si aspettava che il Regno Unito cessasse di far parte definitivamente dell’Unione Europea.

 

Theresa May: Brexit rimandata al 2021

Gli anni successivi al referendum sono stati caratterizzati da discussioni e negoziati più o meno costruttivi, legati soprattutto ai costi di uscita dall’Unione Europea, quantificati in circa 60 miliardi di euro, cifra che la Gran Bretagna non sembrava essere intenzionata a pagare. Tale situazione ha peraltro concorso a irrigidire ulteriormente le reciproche posizioni, già divergenti per altre questioni.

In un discorso tenuto a settembre 2017 nel complesso di Santa Maria Novella a Firenze, il primo ministro britannico Theresa May ha ufficialmente annunciato che la Brexit verrà rimandata al 2021, cioè cinque anni dopo il referendum che ha sancito l’abbandono dell’Unione Europea da parte del Regno Unito.

La sede di Firenze è stata scelta perché simbolo di Rinascimento, dato che il primo obiettivo del discorso di Theresa May era quello di rilanciare i negoziati sulla Brexit, che si erano notevolmente raffreddati negli ultimi tempi.

Brexit: nuovo scenario economico

Lo spostamento della Brexit al 2021 delinea un nuovo scenario economico.

A partire dal 2019, ovvero quando la Gran Bretagna cesserà legalmente di far parte dell’Unione Europea, è stato previsto un periodo di due anni di cosiddetta implementazione, durante il quale il mercato unico continuerà a essere gestito come prima, per consentire alle imprese di compiere gli opportuni aggiustamenti e preparativi in vista dell’uscita definitiva.

In questo periodo di transizione, il Regno Unito continuerà a contribuire economicamente al bilancio comunitario, con una cifra stimata in circa 20 miliardi di euro.

Per quanto riguarda i rapporti nel lungo periodo tra Gran Bretagna e Unione Europea, al momento vi sono poche certezze, dato che si è solo fatto cenno a una nuova partnership, soprattutto sul piano economico, che dovrà essere definita ad hoc.

 

Brexit: conseguenze per gli italiani e i cittadini europei

Sul piano dei cittadini, la Gran Bretagna ha assicurato che incorporerà i termini degli accordi sui diritti degli italiani e degli europei nella legislazione del Regno Unito, all’insegna dei classici ed imprescindibili valori di democrazia, libertà, legalità e dei diritti umani, difesi peraltro con un alto budget dedicato alla sicurezza e alla difesa.

Durante il periodo di transizione, la libertà di circolazione per i cittadini italiani ed europei in Gran Bretagna continuerà a funzionare  esattamente come prima anche se, a partire dal 2019, verrà attivato un sistema di registrazione per tutti coloro che andranno a vivere o a lavorare là.

La richiesta da parte dell’Unione Europea, oggetto di negoziato, è che possano essere garantiti in futuro i ricongiungimenti familiari e che avvenga in maniera automatica il passaggio dalla residenza permanente – l’attuale – a quella definitiva.

Sul fronte legislativo e giudiziario, saranno inoltre le Corti del Regno Unito a garantire i diritti dei cittadini europei ma dovranno comunque tenere in considerazione i pareri e i pronunciamenti della Corte di Giustizia europea, in caso di contenzioso.

È stato inoltre assicurato che la Gran Bretagna continuerà esattamente come prima a provvedere nell’assistenza a tutte quelle nazioni della UE vittime del terrorismo e attacchi armati.

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