Lavorare in proprio

Lavorare in proprio

 

Lavorare in proprio: idee

Il modo di lavorare e di rapportarsi col mondo del lavoro sono ormai da tempo cambiati.

Il legame che unisce dipendenti e imprenditori o grandi società ha subìto un’inarrestabile trasformazione. Sempre più numerose sono infatti le persone che, per svariati motivi, decidono di mettersi a lavorare in proprio come piccoli imprenditori o, comunque, in maniera autonoma, senza vincoli contrattuali di medio e lungo periodo.

Per poter operare questa scelta, ovvero quella di iniziare un’attività da soli, occorrono spirito di iniziativa e buone idee. Ecco perché è fondamentale analizzare e comprendere il mercato del lavoro nel suo complesso.

Le idee per mettersi in proprio possono appartenere a diversi settori generali, come quelli citati di seguito a titolo esemplificativo:

settore primario: agricoltura, pesca, allevamento, artigianato, ovvero tutto ciò che ha a che fare con lo sfruttamento delle materie prime;

settore secondario: l’industria: (edile, alimentare, metallurgica, petrolchimica, manifatturiera, ecc.), ovvero tutte le attività  che consentono di creare prodotti finiti;

settore terziario: i servizi, ovvero tutte quelle attività di supporto ai primi due settori, nonché i servizi alla persona. In breve, in questo settore ci si occupa di tutto ciò che è immateriale.

Al di là dei settori generali nell’ambito dei quali scegliere dove poter operare, occorre distinguere il caso in cui si decida di intraprendere una grande operazione oppure di iniziare una piccola attività imprenditoriale magari da soli o con un socio e con un budget limitato.

Nella prima situazione, occorrono nella maggior parte dei casi competenze specifiche e budget importanti, possibilità di accesso a finanziamenti bancari e un assetto societario un minimo strutturato, con figure professionali di un certo tipo.

Diverso è invece il caso di un dipendente che, a un certo punto, decide ad esempio di interrompere il proprio rapporto di lavoro con la propria azienda, per avviare un’attività imprenditoriale col capitale ricevuto dalla liquidazione, magari trasformando in lavoro un proprio hobby (informatica, cucina, sport, ecc.).

Come esempio, si possono citare alcuni casi di successo di chi ha deciso di avviare un blog tematico su web (fashion, food, Information Technology), sfruttando tutte le leve del Blog marketing e, una volta acquisito un importante numero di utenti attraverso tecniche di SEO, Social Media marketing e Viral marketing, guadagnando sulle visualizzazioni pubblicitarie, sulla possibilità di influenzare le vendite (nel caso degli influencer) o sulla condivisione/vendita di contenuti.

Sempre nell’ambito del mondo della tecnologia, interessante è anche il mondo delle applicazioni su dispositivi mobile, che in qualche caso ha dato soddisfazioni notevoli a piccoli imprenditori che sono stati in grado di individuare un’idea vincente e di realizzarla al meglio.

Altro settore – online o offline – è quello del Turismo e dei viaggi, a patto di avere competenze di Marketing Turistico.

Svariati sono anche i casi di chi si avvicina al settore del food & beverage, aprendo un ristorante, un locale o un bar. Apparentemente può sembrare più semplice rispetto ad altri tipi di attività ma così non è, senza un minimo di competenza ed esperienza nel settore, oltre che di conoscenze di Marketing della ristorazione.

Qualora non si possiedano competenze specifiche ma comunque almeno una certa inclinazione imprenditoriale, possono venire in aiuto forme di Franchising ormai diffuse nei più svariati settori, che consentono quanto meno di sfruttare un brand magari già avviato e di acquisire il know-how di base.

 

Lavorare in proprio da casa

Con il mutamento e l’evoluzione del mondo del lavoro, legati soprattutto alla tecnologia, grandi imprese concedono talvolta la possibilità di lavorare da remoto ai propri dipendenti; tuttavia, nel caso del lavoro autonomo, occorre individuare delle attività sufficientemente remunerative e organizzarsi bene per poter lavorare in proprio da casa. Diversamente, potrà trattarsi di un “lavoretto” per arrotondare il proprio stipendio negli orari possibili…

Lavorare in proprio da casa è abbastanza agevole qualora si abbia già una specializzazione: ad esempio, grafico, fotografo, giornalista, esperto o tecnico di Information Technology, ecc.

La trasformazione del lavoro, dell’economia e, soprattutto, delle modalità di comunicazione e di trasferimento di denaro grazie al digitale ha permesso l’evolversi di nuove figure professionali o di applicare nuove vesti a vecchi lavori, consentendone lo svolgimento anche da casa.

Al giorno d’oggi, ad esempio, i piccoli artigiani, possono aprire vetrine di negozi in rete, grazie a network dedicati, che permettono la vendita dei propri prodotti anche da casa in tutto il mondo.

Parlando di vetrine virtuali, tipico è anche il caso delle attività di Dropshipping, che prevedono la commercializzazione su web di prodotti – senza che siano posseduti fisicamente in un magazzino dal venditore – che possono essere gestite anche lavorando in proprio da casa.

Anche lavorare in proprio da casa richiede comunque una buona dose di spirito imprenditoriale e capacità organizzativa.

 

Lavorare in proprio senza partita IVA

È anche possibile lavorare in proprio senza aprire una partita IVA, che può avere dei costi di gestione abbastanza impegnativi. Si ricorda comunque che, in Italia, vi è anche la possibilità di aprire una partita IVA a regime agevolato.

Le attività autonome occasionali non prevedono l’apertura di una partita IVA ma semplicemente la stipulazione di un contratto di lavoro autonomo tra il lavoratore e la controparte. In questo caso, quindi, il lavoratore autonomo non ha vincoli di subordinazione con il datore di lavoro e non rientra nella sua organizzazione.

Le attività per lavorare in proprio senza partita IVA possono essere diverse, nei più svariati settori: dal telemarketing alle traduzioni, dai servizi di web marketing allo sviluppo di siti internet o software, dal copywriter al grafico o digital designer.

Esistono tuttavia dei limiti dettati dal tempo e dal compenso complessivo:

– il collaboratore può lavorare per uno stesso committente per un limite massimo di trenta giorni per ogni anno solare;

– la somma totale dei compensi percepiti non può superare i 5.000 euro all’anno. In caso contrario, è infatti previsto l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS per gli importi che eccedono tale cifra.

 

Lavorare in proprio con poco investimento

È opinione diffusa che lavorare in proprio – magari su web – necessiti di poco investimento. Ciò può essere sia giusto sia sbagliato nello stesso tempo. Dipende infatti da quale guadagno annuo si vuole ottenere e quale impresa si vuole aprire.

Mettersi in proprio per aprire una società in rete in cui si lavora da soli senza collaboratori, ad esempio, potrebbe  necessitare di poco investimento, ma seppur si fosse capaci di gestire e massimizzare i guadagni che la rete può offrire tramite pubblicità e ritorni di visibilità, in realtà non sempre vi sono garanzie di grandi ricavi.

Se invece si vuole aprire un negozio, un locale, un bar, un ristorante o un’attività di servizi, è necessario un certo investimento, possibile magari anche grazie al credito delle banche. Questo permette prima di tutto di dotarsi di professionisti adatti all’avvio nella fase iniziale e di mantenere in vita l’attività nel periodo di “rodaggio”.

Per lavorare in proprio con poco investimento, la soluzione migliore è probabilmente quella di appoggiarsi a qualcuno che abbia già una struttura.

 

Lavorare in proprio: cosa fare

Quali sono i passi per lavorare in proprio?

Di seguito, qualche spunto:

1) individuare il settore in cui si vuole operare;

2) fare un’analisi di mercato del settore, valutare la concorrenza e i principali competitor;

3) valutare pro e contro;

4) scrivere una descrizione dell’idea di attività;

5) predisporre un conto economico;

6) fare un Business plan;

7) eventualmente, chiedere la consulenza di un professionista in grado di valutare la fattibilità e l’opportunità dell’idea e/o della Camera di commercio per gli aspetti che le competono.

8) individuare i passi operativi per la realizzazione dell’idea e per l’avvio dell’attività.

In conclusione, occorre ricordare che lavorare in proprio può presentare indubbi vantaggi e, nei casi di successo, buoni guadagni ma rappresenta prima di tutto un rischio che va calcolato attentamente, tenendo conto sia delle spese di avviamento che di quelle successive, sia di rischi esterni sia del mutamento del mercato.