Brexit: negoziati in corso

Brexit: negoziati in corso

Brexit: ultime notizie

Il tema delle scissioni dall’Unione Europea e delle richieste di indipendenza delle regioni è quanto mai caldo…

Mai come ora di Brexit si sente tanto parlare, più che altro perché lo scenario è sempre più nebuloso: la questione, con tutte le conseguenze del caso, è decisamente ancora in alto mare, nonostante sia passato del tempo dal referendum del  23 giugno 2016 attraverso cui l’Inghilterra, la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord hanno deciso di uscire dall’Unione Europea.

In seguito al referendum, come da procedura prevista dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, il Regno Unito ha attivato la procedura specifica di notifica al Consiglio Europeo del recesso dall’Unione Europea, con approvazione da parte del Parlamento Europeo, che prevede, in teoria, la successiva uscita dopo due anni.

A settembre 2017, a causa soprattutto delle discussioni legate ai costi che la Gran Bretagna dovrebbe sostenere per divorziare definitivamente dall’Unione Europea, è stato ufficialmente annunciato a Firenze dal primo ministro inglese Theresa May che la Brexit sarebbe stata rimandata al 2021, con un impegno alla contribuzione al bilancio comunitario nel periodo di transizione e la promessa di almeno 20 miliardi di euro per onorare il debito nei confronti della UE.

Le ultime notizie, però, non vanno nella direzione di un divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea  all’acqua di rose: i negoziati, tuttora in corso, si stanno irrigidendo notevolmente.

Sono di questi giorni le dichiarazioni del negoziatore dell’Unione Europea Michel Barnier che, dopo la quinta fase di trattative con la controparte britannica David Daves, non ha nascosto le sue preoccupazioni sul fatto che la situazione è in una fase di stallo e che si sta delineando la possibilità di un mancato accordo, con eventuali ripercussioni decisamente gravi per entrambe le parti.

In estrema sintesi, dopo il discorso di Firenze di Theresa May e gli impegni economici assunti, non è praticamente stato fatto alcun passo in avanti.

 

Brexit: Gentiloni

Sul fronte italiano, il premier Paolo Gentiloni si era dimostrato ottimista dopo il discorso di Theresa May a settembre 2017 a Firenze. Preoccupato soprattutto per le sorti dei concittadini che risiedono nel Regno Unito, aveva infatti apprezzato l’apertura della Gran Bretagna e aveva dichiarato: «Sulla Brexit da Theresa May un discorso costruttivo e parole importanti sugli italiani nel Regno Unito. Ora alla prova del negoziato con l’Unione Europea».

Dopo lo stallo percepito durante i recenti negoziati, l’ottimismo ha lasciato il posto a una freddo commento nelle sue dichiarazioni nel corso della conferenza stampa dopo l’incontro a ottobre 2017 con il primo ministro della Repubblica d’Albania, Edi Rama: «Per quanto riguarda la Brexit, le decisioni sono in mano al popolo britannico che le ha già prese nel referendum del giugno del 2016. Poi in politica si dice mai dire mai, ma l’Unione Europea rispetta del decisioni del Regno Unito ed è attivamente impegnata in un negoziato non semplice».

 

Brexit: conseguenze per gli italiani

Per gli italiani, restano pertanto incerte le conseguenza di questo divorzio che si preannuncia più che mai spinoso: la questione è quella della definizione delle regole e dei diritti dei cittadini italiani che risiedono nel Regno Unito.

Si parla dunque di un tema a tutto tondo che tocca ogni aspetto riguardante i cittadini: permessi di residenza, contributi sociali, ricongiungimenti familiari, pensioni per chi ha lavorato sino ad ora nel Regno Unito, libera circolazione delle persone

Dopo il discorso a Firenze di Theresa May, che aveva rassicurato tutti su questo tema, è stato presentata dal Regno Unito una procedura semplificata per aiutare europei e italiani che risiedono in Gran Bretagna a far valere i propri diritti. Michael Barnier ha dichiarato che l’Unione Europea l’avrebbe studiata con attenzione ma, al momento, anche questa questione è in fase di stallo.

Brexit: conseguenze economiche

Anche un rapido aggiornamento sulle conseguenze economiche è d’uopo.

Molti i dubbi ancora aperti che la situazione di stallo trascina con sé.

Le incertezze riguardano diversi temi tra cui, in primis, con quale modalità verrebbe gestita la spinosa questione del debito della Gran Bretagna nei confronti dell’Unione Europea in caso di mancato accordo e il regime di mercato e di eventuali dazi doganali per le importazioni/esportazioni con gli  stati della UE.

Per la cronaca, il debito ammonterebbe a 60 miliardi di euro e il Regno Unito ne ha attualmente offerti 20

Al momento, non vi sono risposte su questi punti

Altro tema caldo è quello della frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord – quest’ultima parte del Regno Unito – che rischierebbe di  diventare una frontiera esterna dell’Unione Europea. Al momento, moltissime persone fanno i pendolari attraverso i punti di confine e sono fitti i rapporti economici tra i due stati, dall’industria alle lavorazioni agricole. Un irrigidimento di questa frontiera potrebbe avere conseguenze gravi, anche in considerazione del passato burrascoso che ha caratterizzato questa zona.

Da non sottovalutare, inoltre, le questioni legate al traffico aereo e al mercato immobiliare, nonché le conseguenze dell’interruzione dei sussidi comunitari sull’agricoltura della Gran Bretagna, la quale sta peraltro già perdendo al momento buona parte dei profitti pur essendo ancora parte della Unione Europea.

Dal canto suo, la sterlina si è consistentemente svalutata nei confronti dell’euro dopo il referendum.

Molti dunque i dubbi ancora aperti sul tavolo delle trattative ma una cosa è certa: in caso di rottura, sarà necessario molto denaro per fronteggiare le emergenze…