Il remarketing è la strategia digitale che riporta in, e converte, gli utenti che hanno già interagito con il tuo brand: visitatori del sito, utenti dell’app, contatti CRM.
Grazie a messaggi personalizzati mostrati su canali paid e owned, accompagna l’utente lungo il funnel, aumenta conversion rate, valore medio dell’ordine e lifetime value.
Spesso confuso con il retargeting, che indica in senso stretto gli annunci display/social verso chi ha visitato pagine o prodotti, il remarketing include anche email, SMS e flussi di marketing automation basati sul comportamento.
Operativamente si fonda su dati first‑party (consenso, GDPR), cookie/pixel, ID anonimi e segmentazioni avanzate per intenti e micro‑eventi.
Creatività dinamiche, controllo della frequenza e finestre di attribuzione permettono di ottimizzare costi e rilevanza, mentre la progressiva fine dei cookie di terze parti rende centrale l’integrazione tra ad platform, CRM e server‑side tracking.
In questa guida vedrai come funziona, quali strumenti usare e le migliori pratiche per risultati misurabili.
Remarketing: significato e differenze dal retargeting

Il termine remarketing si riferisce a quell’insieme di attività che consentono di raggiungere nuovamente gli utenti che hanno già avuto un’interazione con un brand, un sito web o un’app.
L’obiettivo non è soltanto riportarli sul sito, ma anche stimolare la conversione finale, che può essere un acquisto, la compilazione di un form o la sottoscrizione a un servizio.
In questo senso, il remarketing si configura come una leva strategica fondamentale nel digital marketing, perché lavora su un pubblico già caldo, che ha dimostrato interesse e che quindi presenta un tasso di conversione potenzialmente molto più alto rispetto agli utenti completamente nuovi.
Spesso si fa confusione tra remarketing e retargeting. I due concetti sono strettamente collegati ma non identici. Il retargeting si concentra principalmente sugli annunci display e social mostrati a chi ha visitato specifiche pagine o prodotti, utilizzando cookie e pixel di tracciamento.
Il remarketing, invece, ha una portata più ampia: include non solo gli annunci paid, ma anche email personalizzate, SMS e flussi automatizzati che seguono il comportamento degli utenti. È quindi una strategia a 360°, che abbraccia diversi canali e sfrutta ogni punto di contatto per mantenere vivo il rapporto con il potenziale cliente.
Come funziona e perché non va confuso
Il remarketing funziona grazie a tecniche di identificazione e segmentazione che raccolgono dati sugli utenti, come le pagine visitate, i prodotti aggiunti al carrello o il tempo trascorso su un contenuto. Questi segnali vengono utilizzati per creare audience specifiche, a cui vengono poi mostrati messaggi personalizzati.
La logica è semplice ma potente: ricordare al potenziale cliente ciò che ha visto e spingerlo a completare l’azione desiderata.
Il retargeting è quindi un sottoinsieme di questa pratica più ampia, mentre il remarketing integra diversi strumenti di marketing automation, creando un ecosistema capace di aumentare l’efficacia delle campagne. Comprendere questa distinzione è fondamentale per costruire strategie più complete e coerenti.
Come funziona una campagna di remarketing
Per comprendere davvero il remarketing bisogna entrare nel vivo delle sue dinamiche operative. Una campagna si basa sulla raccolta e sull’analisi dei dati di comportamento degli utenti.
Ogni volta che una persona visita un sito, visualizza un prodotto o compie un’azione parziale (ad esempio l’aggiunta al carrello senza acquisto), lascia una traccia. Queste informazioni vengono intercettate attraverso pixel di tracciamento, tag o sistemi di analytics che alimentano una banca dati di eventi e preferenze.
Da qui parte il processo: si segmentano gli utenti in liste precise (visitatori di homepage, abbandonisti del carrello, utenti inattivi dopo l’iscrizione) e a ciascun gruppo vengono associati messaggi personalizzati.
Il remarketing non è quindi un bombardamento indistinto di annunci, ma un sistema che utilizza segmentazioni granulari per mostrare contenuti rilevanti. Ad esempio, a chi ha visto un prodotto ma non l’ha acquistato si può mostrare lo stesso articolo con un piccolo incentivo, come uno sconto o la spedizione gratuita.
Chi invece ha letto articoli di blog senza ancora convertire potrebbe ricevere un annuncio che lo invita a scaricare un e-book o iscriversi alla newsletter. Questo approccio consente di ottimizzare il budget pubblicitario, investendo solo su audience già predisposte alla conversione e migliorando il ritorno sull’investimento (ROI).
Alla base del remarketing ci sono i dati. I più comuni derivano dai cookie, piccoli file che registrano il comportamento online e permettono di riconoscere l’utente quando naviga su altri siti o piattaforme.
Oggi, con la progressiva riduzione dei cookie di terze parti, assumono sempre più importanza i first-party data, cioè i dati raccolti direttamente dal brand tramite iscrizioni, interazioni e acquisti.
La segmentazione del pubblico è il passo successivo: suddividere l’audience in base alle azioni compiute consente di calibrare il messaggio giusto per il momento giusto.
Un utente in fase di considerazione ha bisogno di rassicurazioni, mentre un abbandonista del carrello può essere stimolato da un’offerta limitata. L’efficacia del remarketing dipende quindi dalla capacità di combinare dati affidabili, creatività mirata e un uso intelligente delle piattaforme pubblicitarie.
Vantaggi del remarketing per le aziende
Il remarketing rappresenta una delle strategie digitali con il miglior rapporto tra costi e risultati. A differenza delle campagne di acquisizione tradizionali, che si rivolgono a un pubblico “freddo”, questa tecnica lavora su utenti che hanno già dimostrato interesse, aumentando così la probabilità di conversione.
Le aziende che implementano strategie di remarketing ben pianificate possono ottenere un costo per acquisizione (CPA) più basso, migliorando al tempo stesso il ritorno sull’investimento (ROI). Ma i vantaggi non si fermano al lato economico: il remarketing incide anche sull’immagine e sulla percezione del brand, mantenendolo sempre presente nella mente del consumatore.
Un altro punto di forza è la possibilità di personalizzare l’esperienza dell’utente. Mostrare annunci dinamici con i prodotti visualizzati in precedenza o inviare email mirate agli abbandonisti del carrello consente di creare un percorso più vicino alle esigenze reali di ciascun cliente.
Questo non solo aumenta le probabilità di acquisto immediato, ma contribuisce a rafforzare il legame tra consumatore e brand, trasformando un interesse occasionale in una relazione duratura. Il remarketing, quindi, non è solo uno strumento di vendita, ma anche una leva strategica per la fidelizzazione.
Conversioni, brand awareness e fidelizzazione
I vantaggi del remarketing si possono sintetizzare in tre aree chiave. In primo luogo, le conversioni: lavorando su utenti già qualificati, il tasso di successo è significativamente più alto rispetto ad altre campagne.
In secondo luogo, la brand awareness: riproporre contenuti pertinenti mantiene vivo il ricordo del marchio, evitando che venga dimenticato in un mercato affollato.
Infine, la fidelizzazione: attraverso comunicazioni costanti e personalizzate, il cliente percepisce attenzione e cura, ed è più incline a tornare per acquisti futuri. In un contesto digitale dove la concorrenza è altissima e l’attenzione degli utenti è frammentata, il remarketing diventa uno strumento imprescindibile per trasformare semplici visitatori in clienti fedeli e soddisfatti.
Strumenti e piattaforme per il remarketing
Il successo di una strategia di remarketing dipende anche dalla scelta delle giuste piattaforme. Oggi il mercato offre strumenti avanzati, accessibili sia a piccole che a grandi imprese, in grado di gestire annunci, email e flussi automatizzati in maniera integrata.
Il primo player di riferimento è Google Ads, che grazie alla rete display, YouTube e al motore di ricerca permette di raggiungere utenti su milioni di siti e app, mostrando loro annunci personalizzati basati sulle pagine visitate o sulle azioni compiute.
Allo stesso modo, Meta Ads (Facebook e Instagram) offre enormi potenzialità di remarketing, grazie a pixel e API che permettono di creare audience precise, inviare messaggi dinamici e intercettare gli utenti sui social più popolari.
Oltre a Google e Meta, esistono altre piattaforme efficaci. LinkedIn Ads è particolarmente utile per il remarketing B2B, consentendo di riproporre contenuti o offerte a professionisti e decision maker.
Strumenti come Mailchimp, Klaviyo e altri sistemi di email automation rendono possibile un remarketing più diretto, con email mirate a utenti che hanno interagito con il sito o abbandonato il carrello.
Non mancano soluzioni più verticali, come Criteo, specializzato in annunci dinamici per e-commerce, o HubSpot, che integra CRM e marketing automation per un approccio a 360°.
Google Ads, Meta Ads e altre soluzioni
Ogni piattaforma di remarketing ha i propri punti di forza. Google Ads garantisce un’enorme copertura e la possibilità di intercettare utenti ovunque navighino.
Meta Ads consente un remarketing altamente visuale e interattivo, ideale per prodotti lifestyle e retail.
LinkedIn Ads è perfetto per attività B2B, mentre i tool di email marketing si rivelano imbattibili nel mantenere vivo il contatto e stimolare la conversione con messaggi diretti. Infine, soluzioni come Criteo o HubSpot permettono di gestire il remarketing in maniera più integrata e scalabile.
La scelta dipende dal settore, dagli obiettivi e dal budget disponibile, ma la logica di fondo resta la stessa: raggiungere di nuovo utenti già interessati con messaggi mirati e pertinenti. Utilizzare più canali in sinergia è spesso la chiave per aumentare l’efficacia complessiva della strategia.
Consigli pratici per una strategia di remarketing efficace

Una campagna di remarketing ben costruita può fare la differenza tra un semplice contatto e un cliente fedele. Tuttavia, per ottenere risultati concreti è necessario applicare alcune best practice e al tempo stesso evitare errori comuni che rischiano di compromettere l’efficacia.
Il primo passo è la segmentazione accurata: non tutti gli utenti sono uguali, per questo è fondamentale creare liste specifiche (visitatori generici, utenti che hanno visto prodotti, abbandonisti del carrello, clienti esistenti) e personalizzare i messaggi in base al livello di interesse.
Un altro aspetto chiave è il controllo della frequenza. Mostrare lo stesso annuncio troppe volte rischia di infastidire l’utente e ottenere l’effetto opposto, riducendo la fiducia nel brand. Meglio alternare formati diversi e contenuti aggiornati, per mantenere viva l’attenzione senza saturare.
Anche la tempistica è determinante: un utente che ha abbandonato il carrello può essere stimolato con un annuncio entro 24 ore, mentre per chi ha solo visitato un articolo del blog conviene pianificare messaggi più diluiti.
Infine, è essenziale monitorare i risultati con KPI chiari (CTR, conversion rate, CPA) e ottimizzare costantemente le campagne.
Best practice e errori da evitare
Le migliori strategie di remarketing combinano creatività e dati. Annunci dinamici con immagini del prodotto visto, email personalizzate con offerte dedicate e contenuti che rispondono a dubbi o obiezioni sono strumenti efficaci per riportare l’utente verso la conversione.
Al contrario, errori come targeting troppo ampio, messaggi generici e mancanza di segmentazione portano a spreco di budget e scarsa rilevanza. Bisogna anche evitare di ignorare la normativa sulla privacy: rispettare il consenso e utilizzare in modo trasparente i dati raccolti rafforza la credibilità del brand.
In sintesi, un remarketing efficace è quello che si basa su ascolto, personalizzazione e rispetto del cliente. Solo in questo modo un semplice visitatore può diventare un cliente soddisfatto e, nel tempo, un ambasciatore del marchio.
Con un approccio strutturato, multicanale e costantemente ottimizzato, il remarketing diventa una leva strategica in grado di aumentare vendite, fidelizzazione e valore complessivo della relazione con i clienti.
Remarketing: la chiave per trasformare l’interesse in azione
Il remarketing non è soltanto una tattica di breve periodo, ma una strategia di lungo respiro che permette alle aziende di massimizzare ogni interazione con i propri utenti.
Partendo da un semplice click o da una visita al sito, si costruisce un percorso personalizzato che accompagna il potenziale cliente fino alla conversione e oltre, rafforzando la relazione con il brand. Questo approccio riduce gli sprechi pubblicitari, migliora il ritorno sull’investimento e consente di mantenere vivo il contatto anche dopo la prima vendita, trasformando ogni interazione in un’opportunità.
La forza del remarketing risiede nella sua capacità di combinare dati, creatività e tempismo. Non si tratta di “inseguire” l’utente, ma di offrirgli messaggi utili e pertinenti, capaci di rispondere ai suoi bisogni reali. Le aziende che investono in questa strategia non solo aumentano le conversioni, ma creano un rapporto più profondo e duraturo con i propri clienti.
In un contesto digitale competitivo e frammentato, il remarketing diventa così la chiave per trasformare un semplice interesse in un’azione concreta e, soprattutto, in una relazione di valore che si rinnova nel tempo.
