Come si apre una Partita IVA: guida completa passo dopo passo

Aprire una partita IVA è un passo importante che segna l’inizio di un percorso professionale autonomo. Oggi più che mai, con la crescita del lavoro freelance, digitale e creativo, sempre più persone si chiedono come si apre una partita IVA, cosa comporta e se conviene davvero farlo.

L’idea di lavorare per se stessi, senza vincoli di orari o capi, è molto attraente. Ma come tutte le libertà, anche questa comporta delle responsabilità.

Capire bene cosa significa aprire una partita IVA è fondamentale per evitare errori e problemi futuri. Molti si fanno scoraggiare da parole come “tasse”, “contributi”, “fatturazione elettronica”. In realtà, se si parte informati, è tutto molto più gestibile di quanto sembri. L’importante è non improvvisare e, soprattutto, non lasciarsi bloccare dalla paura.

In questa guida ti accompagneremo passo dopo passo. Ti spiegheremo quando è davvero necessario aprire una partita IVA, come si fa concretamente, quanto costa e cosa aspettarsi nei mesi successivi. Vedremo anche se è meglio fare tutto da soli o affidarsi a un commercialista, come si scelgono i codici ATECO e quali sono i regimi fiscali più vantaggiosi.

Aprire una partita IVA non è solo un atto burocratico. È una scelta di autonomia, spesso legata a un sogno, un progetto personale o la voglia di uscire dal lavoro dipendente. Ed è giusto affrontarla con tutte le informazioni necessarie. Perché con un po’ di consapevolezza e gli strumenti giusti, questo passo può trasformarsi in una grande opportunità di crescita personale e professionale.

Cos’è la partita IVA e chi deve aprirla

Persona freelance che lavora da casa con documenti fiscali e computer

La partita IVA è un numero identificativo che permette a un lavoratore autonomo o a un’impresa di emettere fatture, pagare le imposte e operare legalmente nel mercato. È un codice composto da undici cifre, rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, e rappresenta la tua attività economica agli occhi dello Stato.

Ma quando serve davvero aprire una partita IVA? E chi può evitarla?

Non tutti sono obbligati ad averla. Se lavori saltuariamente o fai prestazioni una tantum, puoi restare nel regime della prestazione occasionale, almeno finché non superi una certa soglia e non svolgi un’attività continuativa.

Ma se inizi a lavorare con regolarità, a emettere più ricevute, o se hai clienti fissi che richiedono fattura, allora la partita IVA non è più un’opzione: diventa necessaria.

Anche le tempistiche contano. Appena inizi un’attività in modo abituale e professionale, la legge ti chiede di essere in regola. Non importa quanto guadagni: ciò che fa la differenza è la continuità e l’organizzazione del lavoro.

Partita IVA o prestazione occasionale?

La prestazione occasionale è ammessa solo se l’attività è saltuaria, non organizzata e non continuativa. Il limite dei 5.000 euro riguarda solo i contributi INPS, non l’obbligo di partita IVA.

In pratica, se lavori in modo ripetuto, anche con guadagni modesti, dovresti comunque aprire la partita IVA per essere in regola.

Molti freelance o piccoli professionisti iniziano con lavoretti sporadici, ma appena il lavoro cresce, anche se non raggiunge grandi cifre, è meglio passare subito al regime corretto. Questo permette di lavorare in serenità, emettere fatture senza limiti e costruire la propria reputazione professionale nel tempo.

Come si apre una partita IVA in pratica

Capire come si apre una partita IVA dal punto di vista pratico è meno complicato di quanto sembri. Il procedimento è gratuito e abbastanza rapido, soprattutto se si è già decisi sul tipo di attività da avviare. Tutto inizia con la compilazione e l’invio del modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate, che può essere presentato online tramite SPID, oppure di persona presso un ufficio territoriale.

Nel modulo bisogna inserire i propri dati anagrafici, il codice ATECO che identifica l’attività svolta, e la scelta del regime fiscale (come il forfettario o l’ordinario). Il codice ATECO è particolarmente importante: da esso dipendono non solo le percentuali fiscali applicate, ma anche eventuali limitazioni, agevolazioni o obblighi specifici.

Una volta inviata la richiesta, la partita IVA viene rilasciata quasi subito. Da quel momento, si è ufficialmente titolari di un’attività economica autonoma.

Ma attenzione: l’apertura della partita IVA non è il traguardo, è solo il punto di partenza. Servirà poi occuparsi della gestione contabile, dei versamenti contributivi, delle scadenze fiscali e delle eventuali dichiarazioni annuali.

Serve un commercialista per aprirla?

Documenti fiscali e calcolatrice per gestione partita IVA

La legge non obbliga ad avere un commercialista per aprire la partita IVA, ma nella realtà è spesso una scelta saggia. Non tanto per compilare il modulo iniziale — che è relativamente semplice — quanto per evitare errori strategici all’avvio.

Un professionista può aiutarti a scegliere il codice ATECO più adatto, a valutare se rientri nel regime forfettario (con aliquota agevolata), a capire quali contributi versare e a che scadenze. Inoltre, può impostare fin da subito la contabilità in modo corretto, evitando sanzioni o complicazioni future.

Chi lavora in settori digitali, creativi o freelance spesso si trova davanti a dubbi fiscali specifici, e avere una figura di riferimento che parli in modo semplice può fare la differenza. È un piccolo investimento iniziale che ti permette di partire col piede giusto.

Quanto costa aprire e gestire una partita IVA

Una delle domande più frequenti è: quanto costa aprire una partita IVA? La risposta, almeno per quanto riguarda l’apertura in sé, è incoraggiante: nulla. L’attivazione presso l’Agenzia delle Entrate è gratuita. Ma è la gestione nel tempo che comporta delle spese da conoscere in anticipo per evitare brutte sorprese.

Il costo dipende molto dal regime fiscale scelto. Chi rientra nel regime forfettario — attualmente accessibile a chi ha ricavi fino a 85.000 euro — può beneficiare di un’imposizione semplificata. Niente IVA da versare, niente IRAP, niente ritenute. Solo un’imposta sostitutiva pari al 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni se si rispettano certi requisiti.

A questa percentuale si aggiungono i contributi previdenziali, che sono il vero costo fisso da considerare. In ogni caso, è importante distinguere tra costo di apertura (zero) e costo di gestione, che include commercialista, tasse e contributi. Un freelance in forfettario, ad esempio, può spendere dai 1.000 ai 2.500 euro l’anno tra tutto, ma molto dipende dal volume d’affari e dalla categoria.

Contributi INPS e tasse: cosa devi sapere

Appena si apre una partita IVA, ci si iscrive anche alla gestione previdenziale di riferimento. Per molti professionisti è la gestione separata INPS, per altri (come artigiani e commercianti) si tratta della gestione artigiani o commercianti, con contributi minimi obbligatori.

Nel regime forfettario con gestione separata, i contributi si calcolano in percentuale sul reddito dichiarato, e per il 2025 si aggirano intorno al 25,72%. Sono versati ogni anno in due acconti e un saldo, seguendo il calendario fiscale.

Nel caso di artigiani o commercianti, invece, si pagano anche i contributi minimi a prescindere dal fatturato, e questo può pesare di più nei primi anni se l’attività parte lentamente.

A livello fiscale, chi è in forfettario paga solo l’imposta sostitutiva, mentre nel regime ordinario si aggiungono IVA, IRPEF a scaglioni, addizionali comunali e regionali. È per questo che scegliere il regime giusto all’inizio è fondamentale per non trovarsi sommersi da obblighi troppo complessi rispetto al proprio reddito.

Partita IVA: vantaggi, rischi e consigli utili

Aprire una partita IVA è molto più di una formalità fiscale. È un passaggio che segna l’inizio di una nuova autonomia: professionale, economica e anche personale. Significa scegliere di credere in un progetto, nel proprio valore e nelle proprie competenze. Ma è anche una scelta da fare con consapevolezza, perché comporta doveri precisi, scadenze e un minimo di disciplina.

Tra i vantaggi c’è sicuramente la libertà di organizzare il proprio lavoro, decidere i clienti con cui collaborare, stabilire tariffe coerenti con il proprio valore. La flessibilità e l’indipendenza possono diventare leve potenti per chi ha voglia di costruire una carriera su misura.

Ma aprire una partita IVA comporta anche rischi, soprattutto se si affronta il tutto con leggerezza o senza conoscere le regole. Ignorare le scadenze fiscali, non versare correttamente i contributi o sbagliare il regime fiscale può portare a sanzioni e problemi che rovinano un percorso appena iniziato.

Il consiglio più utile è quello di non improvvisare. Informati, confrontati con chi ha già fatto questo passo, e se puoi, fatti seguire almeno all’inizio da un commercialista o da un consulente. Anche i portali ufficiali come l’Agenzia delle Entrate o INPS offrono risorse preziose per orientarti.

Se senti che è arrivato il momento, fallo. Ma fallo con la testa e con il cuore. Perché una partita IVA aperta con convinzione può diventare lo strumento con cui trasformare una passione in una professione. E se costruita su basi solide, può regalarti non solo reddito, ma soddisfazione vera.