Conto corrente pignorato: posso prelevare? Cosa sapere davvero

Il conto corrente pignorato è una procedura legale che spaventa molti. Quando ricevi la notifica che il tuo conto è stato bloccato, è naturale domandarsi: “Posso prelevare i miei soldi?”.

La risposta non è sempre immediata, ma conoscere i tuoi diritti ti aiuterà a non sentirti impotente. In questa guida ti spieghiamo tutto ciò che serve sapere per affrontare la situazione in modo informato e consapevole, evitando errori e tutelando ciò che ti spetta per legge.

Cosa significa avere un conto corrente pignorato

Persona che tiene un portafoglio con banconote in mano

Quando parliamo di conto corrente pignorato, ci riferiamo a un atto esecutivo attivato da un creditore che ha ottenuto un titolo valido contro di te. Questo titolo può essere una sentenza, un decreto ingiuntivo o un altro documento ufficiale che certifica l’esistenza di un debito.

Dopo aver ottenuto il titolo, il creditore può chiedere al tribunale l’autorizzazione a pignorare le somme presenti sul tuo conto. Se il giudice approva, l’atto di pignoramento viene notificato sia a te sia alla tua banca, che diventa a quel punto “terzo pignorato”.

Il ruolo della banca è fondamentale. Appena riceve la notifica del pignoramento, la banca è obbligata per legge a bloccare immediatamente le somme presenti sul conto fino alla cifra indicata nell’atto. Questi fondi non possono più essere movimentati da te, anche se tecnicamente sono ancora depositati nel tuo conto.

Il blocco resta attivo fino all’udienza di assegnazione, durante la quale il giudice decide se trasferire il denaro al creditore o se riconoscere eventuali limiti alla procedura.

Per maggiori dettagli normativi sulla procedura del pignoramento presso terzi, puoi consultare la pagina ufficiale dell’Agenzia delle Entrate.

Quali somme si possono bloccare?

Non tutte le somme presenti sul tuo conto possono essere pignorate senza condizioni. La legge italiana prevede alcune forme di tutela per il debitore, specialmente se si tratta di stipendio o pensione accreditati sul conto.

Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, esiste un limite impignorabile: il cosiddetto “minimo vitale”. Questo minimo corrisponde a tre volte l’importo dell’assegno sociale, che nel 2025 equivale a circa 525 euro. Dunque, circa 1.575 euro sono sempre tutelati e non possono essere toccati dal creditore, a patto che derivino da redditi da lavoro o pensione.

Inoltre, se ricevi l’accredito dello stipendio o della pensione direttamente sul conto, anche il pignoramento deve rispettare i limiti indicati per legge. In sostanza, il creditore non può prendersi tutto: deve attenersi a precise soglie, e in molti casi può agire solo sulla parte eccedente del saldo.

Questa regola garantisce che tu possa continuare a vivere e affrontare le spese essenziali anche se il tuo conto è oggetto di un procedimento esecutivo.

Conto corrente pignorato: posso prelevare?

Persona con carta bancaria rossa e bianca in mano

La domanda più urgente è proprio questa: “Posso prelevare denaro da un conto corrente pignorato?”. La risposta è: dipende. Se il pignoramento ha già prodotto il blocco dei fondi, le somme indicate nell’atto non sono più disponibili per te fino all’udienza.

Tuttavia, esistono delle eccezioni significative, soprattutto quando si tratta di redditi derivanti da lavoro dipendente o da pensione.

Come funziona con stipendi e pensioni

Quando il conto riceve regolarmente lo stipendio o la pensione, si applicano norme precise. Se il pignoramento avviene prima che la somma venga accreditata, valgono i limiti previsti per il pignoramento diretto del reddito: massimo un quinto dello stipendio o della pensione netti. Se invece le somme sono già state accreditate, il creditore può agire solo sulla parte eccedente il minimo vitale (1.575 euro).

Facciamo un esempio pratico: ricevi uno stipendio di 2.000 euro e hai solo quello sul conto. Il creditore potrà pignorare la parte che supera il minimo vitale, cioè 425 euro. Ma non può bloccare tutto l’importo, né impedirti di utilizzare il resto per vivere.

In questo caso, hai il diritto di prelevare i soldi non soggetti a pignoramento. Tuttavia, è la banca che dovrà distinguere tra la parte pignorabile e quella protetta. Per questo motivo, è essenziale che tu informi la banca della natura dei fondi accreditati.

Altri casi: conto con entrate diverse

Se il conto non riceve accrediti regolari da reddito da lavoro o pensione, allora la situazione può essere più complessa. Ad esempio, se il tuo conto è alimentato da bonifici occasionali, redditi da attività autonoma o altri tipi di entrate, il giudice può valutare se esistano ragioni per concederti una parte delle somme.

In questi casi, però, serve un’azione diretta da parte tua. Puoi chiedere al giudice l’autorizzazione a sbloccare una parte dei fondi per far fronte a spese essenziali, come l’affitto, le bollette o le spese mediche.

Importante: non puoi prelevare autonomamente le somme oggetto di pignoramento. Solo il giudice può autorizzarti, e ogni tentativo di aggirare il blocco può comportare conseguenze legali. La cosa migliore da fare è agire subito, consultare un avvocato e preparare la documentazione utile per dimostrare la natura impignorabile di certe somme.

Come tutelarsi legalmente in caso di pignoramento

Se ti trovi di fronte a un pignoramento del conto, non restare fermo. Hai diverse opzioni legali per reagire e tutelare i tuoi diritti. Prima cosa: non ignorare la notifica.

Più agisci in fretta, maggiori sono le possibilità di sbloccare una parte delle somme o di ridurre i danni economici. I passi da compiere dipendono dalla tua situazione specifica, ma alcuni strumenti legali sono accessibili a molti.

L’opposizione al pignoramento

Hai ricevuto un atto che ritieni ingiusto? Puoi presentare opposizione al giudice. Questo avviene quando, ad esempio, il pignoramento coinvolge somme che non si possono legalmente toccare, come lo stipendio entro il minimo vitale o un’indennità assistenziale.

In altri casi, puoi contestare l’ammontare del debito, la legittimità del titolo esecutivo o la procedura seguita dal creditore.

Per l’opposizione ci sono tempi stretti: generalmente 20 giorni dalla notifica. È fondamentale rivolgersi a un avvocato che possa guidarti. Nel frattempo, puoi chiedere la sospensione del pignoramento, in attesa che il giudice si esprima sulla tua opposizione. Se il giudice sospende, potresti riottenere l’accesso al tuo denaro o a parte di esso in tempi brevi.

Soluzioni stragiudiziali: saldo e stralcio

Quando il debito è effettivo e vuoi chiudere la questione senza affrontare un lungo processo, puoi proporre un saldo e stralcio. In pratica, offri al creditore una somma inferiore rispetto all’intero debito, ma in cambio chiedi di chiudere definitivamente la procedura. Molti creditori, soprattutto banche e finanziarie, accettano accordi simili per evitare spese legali e tempi lunghi.

Per procedere in modo corretto, l’accordo va formalizzato per iscritto. Inoltre, una volta accettato, il creditore dovrà comunicare al giudice la rinuncia al pignoramento. Solo allora la banca potrà sbloccare le somme.

Anche in questo caso, è altamente consigliato agire tramite un legale esperto, in grado di negoziare con competenza e tutelare i tuoi interessi.

Informarsi è il primo passo per difendersi

Il pignoramento del conto corrente può sembrare una condanna senza appello, ma non è così. Conoscere i tuoi diritti, capire quali somme sono davvero pignorabili e agire tempestivamente può fare una grande differenza.

Le norme italiane offrono diverse tutele, specialmente per chi vive di stipendio o pensione. Per questo è essenziale non farsi prendere dal panico, ma rivolgersi a un professionista, valutare le opzioni legali e – se possibile – trovare un accordo prima che la situazione peggiori.

Informarsi è il primo strumento di difesa, il secondo è agire con consapevolezza.