Riforma pensioni: ipotesi e novità

pensionati in spiaggia

La riforma delle pensioni è, come sempre, motivo di acceso dibattito tra Sindacati e Governo in Italia.

La legge di bilancio 2021 dovrebbe introdurre delle novità per le pensioni italiane.

Riforma pensioni: ipotesi e novità

Uno dei temi è sempre quello della possibilità di pensionamento anticipato rispetto al raggiungimento dei requisiti previsti dalla riforma delle pensioni del 2011, la cui legge prende il nome dall’allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero, in base alla quale la cosiddetta età pensionabile standard è stata fissata a 67 anni per il 2021.

Sul fronte pensionamento anticipato, sembrerebbe invece che l’attuale formula Quota 100, che prevede che i lavoratori che raggiungono 62 anni d’età e 38 anni di contributi possano richiedere di andare in pensione, non venga più prorogata dopo il 2021.

Dovrebbe altresì essere prevista l’introduzione di nuove formule, la proroga e il rafforzamento di alcune iniziative precedenti, con l’obiettivo di una certa flessibilità in uscita.

Riforma pensioni: Quota 102 e Quota 41

Dalle trattative tra Governo e Sindacati, dovrebbe scaturire una nuova riforma previdenziale con rinnovate forme di pensione flessibile.

Il bilancio consuntivo sui risultati della formula Quota 100 per il pensionamento anticipato, rispetto al raggiungimento dei requisiti di pensionamento standard previsti dalla riforma del 2011, ha fatto registrare una spesa ingente per le casse dello Stato, nonostante un numero di richieste da parte degli interessati inferiore alle aspettative e rispetto ad un obiettivo di ricambio generazionale non del tutto raggiunto.

Tra le ipotesi più accreditate come alternativa, c’è quella di alzare la soglia e di introdurre una Quota 102, simile a una formula Quota 100 rivisitata, con requisiti un po’ più stringenti. Ciò comporterebbe la possibilità di erogare la pensione a tutti coloro che abbiano maturato 38 anni di contributi e abbiano compiuto 64 anni di età, a partire dall’anno 2022.

Come per Quota 100, anche per Quota 102 vi sarebbe una certa riduzione di quanto percepito per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia standard prevista dalla legge Fornero.

Anche per Quota 102, però, si presenterebbero gli stessi limiti che hanno caratterizzato Quota 100, ovvero la mancanza di flessibilità per coloro che, a causa magari di una iter lavorativo sfavorevole, non hanno la possibilità di raggiungere i 28 anni di contribuzione.

Tra le altre ipotesi, vi sarebbe anche al vaglio l’introduzione di un’altra forma di pensione anticipata, la cosiddetta Quota 41. Essa prevedrebbe la possibilità di ottenere la pensione a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica. Ciò avvantaggerebbe coloro che hanno incominciato a lavorare in giovane età e con continuità.

A causa dei costi che comporterebbe, l’orientamento sarebbe però di rivolgerla ai soli lavoratori fragili; si tratterebbe di categorie di lavoratori con patologie specifiche (cardiopatici, diabetici, malati immunodepressi, pazienti in dialisi, in attesa di trapianto) oppure soggetti giudicati non idonei al lavoro o licenziati per aver superato il periodo di comporto oppure operanti in settori con alti rischi di contagio come trasporti e sanità.

 

Riforma pensioni: altre formule

Tra le altre iniziative, è prevista la proroga e il rafforzamento di alcune iniziative previdenziali precedenti.

Verrà ad esempio prorogato l’Ape sociale, ovvero l’anticipo pensionistico per determinate categorie di lavoratori che abbiano almeno raggiunto l’età di 63 anni e un minimo di 30 anni di contributi.

Si tratta solo di alcune categorie, tra le quali, in sintesi:

  • soggetti che assistono da almeno 6 mesi coniugi e parenti di primo grado o di secondo grado conviventi
  • invalidi civili con almeno il 74 per cento di riduzione accertata di capacità lavorativa
  • lavoratori licenziati che hanno esaurito le prestazioni per mobilità o disoccupazione da almeno 3 mesi.

Sarà prorogata anche la formula Opzione Donna, che consente ai lavoratori di sesso femminile di andare in pensione ad un’età pari o superiore a 58 anni – per le lavoratrici dipendenti – oppure pari o superiore a 59 anni – per le lavoratrici autonome – a patto di aver raggiunto, entro la fine del 2019, almeno 35 anni di contributi.

 

Riforma pensioni: considerazioni

Al di là delle singole iniziative al vaglio del Governo, la questione economica principale da considerare sembrerebbe essere quella dell’eccessivo indebitamento dell’Italia, ulteriormente e gravemente appesantito anche dalla pandemia conseguente al Covid.

Tale indebitamento è destinato a mettere sotto forte pressione la tenuta delle pensioni, con un possibile aumento, a tendere, dell’età pensionabile e alcuni inevitabili tagli anche a forme di pensionamento anticipato, come quelle che hanno caratterizzato gli anni passati.

Ciò comporterà la probabile necessità di organizzarsi con forme di pensione integrativa privata, per chi, ovviamente, avrà la possibilità di permetterselo.