Cosa fare con 100000 euro

Cosa fare con 100000 euro

 

Nella vita quotidiana, può capitare talvolta di dover gestire un capitale in eccedenza, come ad esempio i proventi di un’eredità inaspettata o della vendita di un immobile. In taluni casi, si compra un altro immobile o magari dei beni di consumo ma una soluzione alternativa all’effettuare delle spese potrebbe essere quella di mettere da parte la somma in questione per utilizzarla in un momento successivo.

In quest’ultima situazione, dovendo lasciare il denaro fermo per un certo periodo temporale si pone però il problema di come investirlo affinché non perda potere d’acquisto a causa dell’inflazione o, semplicemente, per evitare di lasciarlo inattivo a lungo.

L’importo della cifra ipotizzata in questo articolo è di 100000 euro.

 

Cosa fare con 100000 euro: come differenziare gli investimenti

Il principio base di qualsiasi approccio agli investimenti è che, per evitare la concentrazione dei rischi, è tassativo differenziare (nel lessico finanziario si dice diversificare) al massimo gli strumenti in cui si investe: il detto mai mettere tutte le uova in un unico paniere è vero ed importante.

Se ci si riferisce agli investimenti di natura finanziaria, l’insieme degli strumenti si chiama portafoglio. Per avere un riferimento concreto, un portafoglio d’investimento ben diversificato deve contenere come minimo 30-40 diversi strumenti finanziari.

Dovendo ripartire il proprio capitale in un numero elevato di strumenti finanziari, occorre sottolineare che più grande è l’importo a disposizione e più è facile diversificare: molti strumenti finanziari hanno infatti dei tagli minimi da 10000 o anche 100000 euro; inoltre, per realizzare questa diversificazione e rispettare i principi base di prudenza ed efficienza, bisogna sostenere dei costi fissi che giustificano lo sforzo solo per importi abbastanza elevati.

Per fortuna, per chi non dispone di cifre molto elevate, una soluzione concreta al suddetto problema di diversificazione consiste nell’utilizzare strumenti di investimento già diversificati al proprio interno cioè che, poiché mettono il risparmio di tanti singoli investitori insieme al loro interno, raggiungono le dimensioni necessarie per poter facilmente diversificare.

Gestiti da professionisti del settore, questi strumenti sono principalmente i fondi d’investimento e gli Exchange Traded Funds (ETF). Ne esistono di tutti i tipi: azionari, obbligazionari, focalizzati su alcuni settori o su alcune aree geografiche. Dato un livello di rischio desiderato, si possono quindi allocare i propri risparmi fra vari comparti d’investimento tutti ampiamente diversificati.

Gli ETF sono uguali in tutto e per tutto ai fondi d’investimento ma presentano dei costi molto più bassi. Per obiettivi di rendimento e rischio moderati, questo aspetto è una discriminante fondamentale. Se ci si accontenta infatti di rendimenti non molto elevati, ad esempio del 2-3-4 percento, ridurre i costi diventa essenziale per ottenere quanto desiderato.

 

Cosa fare con 100000 euro: gli strumenti finanziari di investimento

Quali possono essere gli strumenti finanziari per investire 100000 euro?

Tradizionalmente, di seguito i possibili investimenti a disposizione per un risparmiatore che dispone di cifre non milionarie.

  • I conti correnti remunerati dalle banche: conti di deposito, a rischio zero salvo fallimento della banca in cui si deposita, motivo per cui è meglio scegliere una banca tra le prime due o tre nazionali, che remunerano se si tiene immobilizzato il capitale per un periodo fisso di un minimo di 6 mesi, un anno o più.
  • Le obbligazioni: titoli a reddito fisso che prevedono un rimborso fisso e una remunerazione prestabilita in termini di tasso d’interesse. Si tratta sia di titoli di Stato (obbligazioni il cui debitore è uno Stato) sia di titoli societari (obbligazioni il cui debitore è una società privata o semi-privata). Qui, il rischio risiede nella possibilità più o meno remota che la società o la nazione debitrice fallisca e non rimborsi.
  • Le azioni: titoli espressivi del capitale di rischio di una società la cui remunerazione non è fissa ma dipende strettamente dall’andamento dell’attività della società (quindi è soggetta a estrema volatilità e a possibilità di perdere permanentemente).
  • Le commodities: titoli rappresentativi di beni di consumo o materiali di base per produzioni industriali (oro, petrolio, frumento, rame, acciaio), il cui prezzo oscilla a seconda della domanda e offerta e produce guadagni e perdite con un rischio elevato nonché andamenti piuttosto volatili.
  • Le valute: le divise nazionali, che sono le monete proprie con cui i singoli Stati effettuano le transazioni commerciali dei beni di consumo (acquisti e vendite del pane, pasta, automobili, pasti a ristorante, ecc.) e le transazioni finanziarie (pagamenti di stipendi, pensioni, prestiti, mutui, ecc.). Ad esempio, in USA si usano i dollari, in Gran Bretagna la sterlina, nell’Unione Europea l’euro, e così per ogni paese con sovranità monetaria propria. I guadagni e le perdite dipendono da come i valori delle singole valute oscillano rispetto agli altri, di solito a seconda della forza dell’attività economica di un paese o dell’altro. Si tratta di oscillazioni in genere piuttosto violente, da cui deriva il grado di rischio elevato di questi investimenti.

Un approccio ragionevole per investire in strumenti finanziari potrebbe essere quello di inserire nel proprio portafoglio di investimenti sia azioni che obbligazioni, diversificando all’interno di ciascuna nel modo più efficace, usando ad esempio ETF e fondi d’investimento e calibrando il rischio tramite la fetta dedicata ad obbligazionario e conti di deposito, in maniera tale che, con un minor rischio desiderato, sarà maggiore il peso dell’obbligazionario e dei conti di deposito.

 

Cosa fare con 100000 Euro: come calibrare i rischi degli investimenti

Anche se normalmente ci si focalizza subito e quasi solo sui rendimenti da realizzare, in realtà l’aspetto più delicato nella gestione degli investimenti è la definizione del parametro di rischio desiderato.

In apparenza sembra facile, dato che quasi tutti siamo avversi al rischio: più basso è, meglio è…

Peccato che, per ottenere rendimenti decenti, serve accettare qualche rischio che, quindi, non si può escludere… I rischi degli investimenti vanno però calibrati bene.

Come si può capire se (e quanto) si è disposti ad accettare un rischio ragionevole per la propria situazione personale? Innanzitutto, valutando l’impellenza e la necessità di utilizzare la somma investita.

Se si sa con certezza di avere bisogno della somma investita nel breve periodo, non si può accettare un livello di rischio né medio né elevato perché, quando poi si dovrà disinvestire, potrebbe capitare di dover vendere perdendoci. E allora perché rischiare?

È dunque importante l’orizzonte temporale con cui si intraprende un investimento. Posto che, per periodi temporali lunghi le azioni danno sempre rendimenti superiori agli altri investimenti, se si hanno davanti almeno 10 o 20 anni prima di dover disinvestire, ha senso accettare i rischi elevati connessi all’investimento azionario.

Anche la presenza di altre risorse economiche oltre alla somma in oggetto da investire costituisce un fattore che alza il livello di rischio accettabile per un soggetto: se si possiede un milione di euro in banca e, poi, si ereditano 100000 euro, è evidente che sul capitale addizionale si può correre qualche rischio in più.

Discorso simile vale per chi percepisce uno stipendio o una rendita mensile di importo elevato. Siccome le entrate mensili stabilizzano notevolmente la situazione finanziaria, si può prendere in considerazione qualche rischio in più.

Sul web ci sono dei siti che, rispondendo ad una serie di domande su aspetti personali simili a quelli sopra menzionati sulle necessità e disponibilità finanziarie, suggeriscono un certo grado di tolleranza al rischio e quali sono gli investimenti adatti (e in che proporzione).

Affidarsi però ad un professionista di livello con le opportune autorizzazioni e una reputazione consolidata è sempre una buona soluzione: ognuno conosce il proprio di mestiere e, siccome il denaro e la sicurezza economica (come la salute e la tutela in ambito legale) sono aspetti su cui è meglio correre meno rischi possibili, rivolgersi a chi lo fa di mestiere è più sicuro che fare da sé. Ovviamente, si deve trattare di un consulente finanziario serio e professionale.

 

Cosa fare con 100000 euro: investire in obbligazioni e azioni

La scelta di investire 100000 euro in obbligazioni o azioni dipende dal grado di propensione al rischio.

Tradizionalmente, sia la prassi che l’accademia consigliano di prediligere le azioni e gli altri investimenti similari se si ha una tolleranza al rischio maggiore, mentre le obbligazioni e i conti di deposito se si vuole rischiare poco.

 

Cosa fare con 100000 Euro: investire in oro

Investire 100000 euro in oro può essere una buona scelta in determinati momenti storici.

Tradizionalmente, l’oro è linvestimento principe per combattere l’inflazione. In tempi di forte inflazione, quando i prezzi dei beni di consumo salgono erodendo il potere d’acquisto dei privati, il prezzo dell’oro con la sua stabilità è una buona protezione. Anche in tempi di forte volatilità degli investimenti, quando i rischi percepiti sono particolarmente forti, l’oro è un bene rifugio molto efficace.

Al di là di queste caratteristiche appropriate per fronteggiare scenari specifici (inflazione, situazioni di forte rischio o crisi finanziarie internazionali), l’andamento del prezzo dell’oro presenta però sempre una volatilità e un andamento con oscillazioni di valore molto ampie. Questo significa che, o si imbrocca uno degli scenari sopra descritti, o si rischia di ritrovarsi il proprio investimento che oscilla su e giù come e più di un investimento azionario.

 

Cosa fare con 100000 euro: investire in dollari

Investire 100000 euro in dollari può essere una soluzione da prendere in considerazione in occasione di determinati scenari e, comunque, se si è supportati da un buon consulente in grado di leggere bene le situazioni di mercato.

Un discorso simile a quello dell’oro può valere infatti anche per l’investimento in dollari oppure in una o più valute straniere.

Sicuramente, per chi opera professionalmente sui mercati dei cambi ci sono molte valute che, in un momento o nell’altro, offrono opportunità interessanti ma questi investimenti presentano oscillazioni molto forti e sono adatti a chi ha profili di rischio elevati.

In questo come in qualsiasi investimento, è vero che la diversificazione può ridurre i rischi in quanto, se una valuta va male, l’altra può andar bene e, nell’ambito di un portafoglio con molte valute, il rischio diminuisce. È pero anche vero che, di solito, chi opera professionalmente in questi investimenti usa degli strumenti non a disposizione dei normali risparmiatori, sfruttando movimenti molto piccoli con estrema velocità.

In sintesi, per un investitore che ha necessità monetarie confinate alla propria valuta (nel nostro caso, in euro), detenere un portafoglio di valute internazionali può presentare un profilo di rischio elevato, quasi pari a quello azionario, vista la volatilità estrema del mercato dei cambi; in questo caso, da prendere in considerazione sono le previsioni del cambio euro dollaro.

 

Cosa fare con 100000 euro: investire in titoli di stato

Qualche tempo fa, investire 100000 euro in titoli di stato avrebbe rappresentato una scelta decisamente sicura.

Ormai, i titoli di stato hanno perso il primato della sicurezza ad essi associata. Dopo gli anni 2008 e 2009, in cui i vari Stati sono dovuti intervenire per salvare i rispettivi sistemi bancari, il loro indebitamento è cresciuto talmente tanto da spostare i rischi di solvibilità di questi investimenti sullo stesso livello delle obbligazioni societarie. Chi investe nei portafogli a basso rischio obbligazionari prevede ormai una ripartizione abbastanza equivalente sia dell’uno che dell’altro comparto.

La scelta di investimenti confinati solo ai titoli di stato trova applicazione soprattutto in situazioni specifiche, come ad esempio l’amministrazione di patrimoni di soggetti deboli (minori sotto tutela o privati affetti da patologie che inibiscono la capacità di intendere o volere), il cui denaro viene gestito in accordo con i dettami di sentenze giudiziarie per cui la presenza di soli titoli di stato è una sicurezza formale oltre che sostanziale.